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venerdì 25 gennaio 2008

Runemarks: intervista!

Intervista a Joanne Harris sul suo ultimo libro Runemarks.
Domanda: Quanto è difficile scrivere per dei lettori più giovani?
Risposta: A dire il vero non faccio questa distinzione. Mia figlia, che mentre lavoro sta praticamente sempre sopra la mia spalla a leggere, è l’unica persona, a parte me, che realmente sento di dover compiacere. Io scrivo continuamente di cose che mi interessano e mi preoccupano –i miei lettori adulti lo avranno notato- e non credo che gli scrittori debbano compromettere il loro stile, solo perché si stanno rivolgendo ad un’audience più giovane.

D: Hai dovuto fare molte ricerche?
R: Beh, ho fatto la maggior parte delle mie ricerche mentre ero ancora a scuola, sebbene abbia poi letto molti libri sulle rune. Ho anche cercato di imparare l’antico norreno (ho sempre desiderato poter leggere Völuspá in lingua originale). I puristi noteranno che mi sono presa alcune libertà con il testo originale islandese. È del tutto intenzionale, proprio come gli occasionali anacronismi nella scrittura. Non volevo scrivere un romanzo storico, ed è anche per questo che, deliberatamente, non ho collocato il romanzo in un luogo riconoscibile, o in un tempo preciso. Cinquecento anni dopo Ragnarök… potrebbe essere l’anno 1250 D.C. o anche un futuro post-apocalittico.

D: Sembra un lavoro duro. Quanto background devo avere per poter leggere il libro?
R: Nessuno. Tutto quello che ti serve è nel libro, benché se tu hai qualche nozione di base di mitologia nordica, allora potresti capire qualche ‘scherzetto’ più velocemente…

D: Scherzetti? Pensavo che questo libro fosse serio!
R: Beh, lo è… in un certo modo. Ma è anche un discendente di quelle vignette comiche che usavo per scrivere; surreale in alcuni momenti e spesso divertente. Senza dubbio c’era molto umorismo nei miti originali –alcuni di questi magnificamente irriverenti- e io ho cercato di mantenere quest’aspetto. Le divinità nordiche sono molto più umane di quelle egizie o greche. Possono spesso essere meschine, crudeli o pienamente caotiche (che è una delle ragioni per cui mi hanno attratta fin da subito). In Runemarks, sono andata oltre; le mie divinità hanno molte fragilità umane, e che vanno ad innalzare la posta in gioco e creano, nell’insieme, molta più suspence.

D: E cosa mi dici delle rune?
R: Beh, le rune sono delle cose misteriose. Ad un primo livello sono semplici lettere dell’alfabeto. ad uno più approfondito, hanno anche avuto molti usi occulti, sebbene nessuna sia completamente chiaro su come funzionasse. Per gli appassionati delle rune ci tengo a precisare che ho usato una versione islandese del Younger Futhark per le mie Antiche Scritture, il che significa che le rune potrebbero non essere come le conoscete voi. Anche questo è intenzionale. Per le Nuove Scritture ho usato rune dell’antico inglese dell’Elder Futhark, e per i Canti ho usato frammenti di poemi runici in antico inglese. Altri termini tecnici sono, per la maggior parte, in antico islandese. Nessuna delle lingue di Inland o di Chaos sono inventate, anche perché trovo difficile creare delle lingue dal nulla con serietà.

D: Tu, hai mai usato le rune?
R: Tutto il tempo; è un metodo con cui mi trovo a mio agio. Faccio praticamente quello che fa Maddy, anche se lei lo fa probabilmente meglio.

D: Questa non è la prima volta che scrivi di un conflitto tra magia e religione. È una cosa personale?
R: A dire il vero no. In questo libro ho deliberatamente evitato di dare un nome alla fede dell’Ordine. Certo, ha qualche similitudine con la prima Chiesa, proprio come il Good Book ha qualche superficiale parallelismo con l’Antico Testamento, ma sotto molti aspetti è davvero diverso. Vorrei incoraggiare i lettori a focalizzarsi su cosa l’Ordine rappresenti in termini di oppressione e intolleranza, piuttosto che vederci un attacco ad una forma di credo in particolare. E, sicuramente, l’ironia è che l’Ordine, pur condannando la magia in tutte le sue forme, pratica una magia delle più potenti e distruttive. Spero che qualcuno dei miei lettori più perspicaci possa apprezzare questo parallelismo.

D: Quanto ti assomiglia Maddy, l’eroina del tuo libro?
R: È un misto tra la me stessa a 14 anni e mia figlia com’è adesso. Abbiamo due personalità molto simili; forse questo è il motivo per cui amiamo tanto questo libro.

D: Quali sono state le influenze per Runemarks?
R: Gormenghast di Meryn Peake, The eagle of the ninth di Rosemary Sutcliff, tutti i libri di Rider Haggard e di Edgar Rice Burroughs, The Chrysalids di John Wyndham, l’ottima riscrittura dei miti nordici di Kevin Crossley Holland, l’eccellente libro Helrunar di Jan fries, la serie di Sandman di neil Gaiman, Il popolo dell’autunno di Ray Bradbury e, inoltre, Ho un castello nel cuore di Dodie Smith, Gobelin Market di Christina Rossetti e i sette anni passati a fare giochi di ruolo e a disegnare fumetti sul mio libro di latino.


Note:
-Futhark: era l'alfabeto runico usato dalle antiche popolazioni germaniche, come ad esempio Angli e Juti.
-Ragnarök: indica, nella mitologia norrena, la battaglia finale tra le potenze della luce e dell'ordine e quelle della tenebra e del caos, in seguito alla quale l'intero mondo verrà distrutto e quindi rigenerato.
-Völuspá: (La profezia della veggente) è il primo e più famoso poema dell'Edda poetica. Racconta la storia della creazione del mondo e la sua futura fine narrata da una völva o veggente che parla ad Odino. È una delle più importanti fonti primarie per lo studio della mitologia norrena.


Questa intervista è stata tradotta e pubblicata per gentile concessione di Joanne Harris e del suo sito internet ed è disponibile in lingua originale a questo indirizzo.

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