per chi ama i libri di Joanne Harris

sabato 16 febbraio 2008

The Evil Seed: background!

In attesa di vedere pubblicati in Italia i nuovi libri, o le ristampe, di Joanne Harris, ho pensato fosse utile avere a disposizione trame e informazioni generali. Quello che vi propongo di seguito è quello che la Harris chiama background, ossia notizie che stanno dietro l'ideazione del libro. Col tempo, spero di riuscire ad inserire anche il background delle altre opere.


Questo è stato il mio primo romanzo, e per questo motivo provo per lui lo stesso vago affetto che provo per il mio primissimo (e non adeguato) fidanzato; ma non mi aspetto che anche le altre persone condividano necessariamente i miei stessi sentimenti. Infatti, non ho osato guardarne una copia per circa dieci anni, sebbene fosse ancora in stampa. Comunque, la gente persiste nel farmi domande riguardo a questo libro, e piuttosto che lasciarli leggere impreparati, sento di dover dare qualche sorta di spiegazione.

Prima di tutto, una confessione: è un romanzo sui vampiri. Secondo, un’ipotesi speranzosa: probabilmente non è cattivo come mia madre pensa. Terzo: vi avverto, ho detto ‘probabilmente’.

Per spiegare ulteriormente, sono cresciuta in una casa riempita di libri. Avevamo libri ancor prima di avere mobili, il che era molto prima che noi avessimo la nostra prima televisione. Sono una lettrice onnivora, sia in francese che in inglese, sin dal momento in cui ho imparato a girare le pagine; con solo due eccezioni. Continuo a non comprendere il motivo per cui mia madre fosse così poco fiduciosa verso questi due generi, ma qualsiasi approccio all’horror o alla fantascienza era completamente proibito. Anche scrittori classici come Lovecraft o Wilkie Collins o Edgar Allan Poe; se non superavano il test del genere di appartenenza, venivano riassegnati alla cima della libreria, un luogo impossibile da raggiungere. Ovviamente, io l’ho vista come una sfida. Appena ho potuto, ho letto tanta horros e fantascienza quanta mi era possibile, ed era inevitabile che il mio primo romanzo dovesse essere Quel Terribile Libro, una sorta di miscuglio di tutti gli scrittori che mi sono sempre stati proibiti.

Comunque, horror è un termine scorretto e fuorviante. Ci sono alcuni meravigliosi autori che sono stati emarginati e snobbati per colpa dei soggetti trattati (si vedano Christopher Flower e Ray Bradbury e Chritopher Priest) ma che scrivono una prosa letteraria ed evocativa come molti autori di narrativa classica. Non pretendo di essere tra questi, ma volevo scrivere un romanzo gotico-moderno che fosse abbastanza letterario da essere classificato come libro per tutti (e che potesse far rimanere mia madre di sasso). La morale della storia è: se devi fare un insuccesso, che sia un insuccesso eroico.

Credo che il problema di base fosse che nessuno conosceva realmente cosa il libro volesse essere. Lettori che avrebbero potuto restarne affascinati neanche lo comprarono perché non accettavano di leggere quel tipo di romanzo. Gli entusiastici dell’horror devono averlo trovato piuttosto strano, lento. Ho avuto l’idea da una iscrizione su di una lapide nel cimitero di Grantchester, dove ero solita andare in bici quando studiavo a Cambridge. Il libro è scritto in un deliberato stile barocco per due sequenze temporali; è estremamente autoindulgente (se fossi stata un editor avrei tagliato almeno 200 pagine); è sexy, violento, disordinato, confuso, e sebbene io mi sia molto divertita nello scriverlo, mi chiedo cosa possano averci visto i lettori all’epoca.

Ho detto che scrivere The Evil Seed mi ha insegnato alcune cose importanti. La prima, come battere a macchina; mi ha insegnato molto sul processo dell’essere pubblicati (incluso come non sperare più del dovuto), come essere spietati col mio materiale, e l’esperienza dello scrivere mi ha dato un’idea migliore su come strutturare una storia. Ma cosa più importante, ha spianato la via per il mio secondo libro, Il Fante di Cuori e la Dama di Picche, che è migliore sotto molti punti di vista. Non ho guadagnato niente per nessuno dei due, naturalmente (c’ho talmente lavorato che se sommassi tutte le ore spese, più l’editing e le prove di lettura, ne uscirebbero circa due pence all’ora), ma non c’è nulla che possa essere comparato al vedere il tuo primo libro in stampa (eccetto forse guardare la première del tuo primo film).

Questo 'articolo' è stato tradotto e pubblicato per gentile concessione di Joanne Harris e del suo sito internet ed è disponibile in lingua originale qui.

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