Ebbene sì, ho mandato, tramite mail, una piccola serie di domande a Joanne Harris e lei ha avuto la gentilezza di rispondere. La ringrazio infinitamente e non posso che augurarle il meglio. Di seguito domande e risposte:
D: Puoi dirmi tre aggettivi che meglio ti descrivono?
D: Puoi dirmi tre aggettivi che meglio ti descrivono?
R: Lunatica. Introversa. Ostinata.
D: Perché scrivi libri? È una necessita, un piacere, semplicemente un lavoro o cosa?
R: Scrivo perché sento di doverlo fare.
D: Scrivere è un lavoro difficile?
R: A volte. Ma se non lo fosse, varrebbe la pena farlo?
D: Secondo la tua opinione, per scrivere un romanzo è più importante la disciplina o l’ispirazione?
D: Secondo la tua opinione, per scrivere un romanzo è più importante la disciplina o l’ispirazione?
R: Non penso alla disciplina. Lo faccio perché è divertente.
D: Sei spaventata dalla mancanze di ispirazione?
R: Sempre.
D: In tutti i tuoi libri, eccetto Le parole segrete (Runemarks), usi la prima persona. Perché?
R: Perché mi piace cercare di entrare nella mente dei miei protagonisti, per elaborare il perché queste persone fanno ciò che fanno. È più facile fare questo con lo prima persona.
D: In Le scarpe rosse dici che si possono imparare molte cose riguardo una persona anche solo guardando le scarpe che questa indossa. Che tipo di scarpe porti?
R: Per lo più Converse o stivali.
D: Noi tutti conosciamo l’importanza del cibo nei tuoi libri, ma che tipo di cuoca sei tu?
R: Una cuoca di corsa! Tendo a fare cose che sono semplici e veloci.
D: Nei tuoi ultimi lavori, La scuola dei desideri e Le scarpe rosse, ho come l’impressione che tu stia esplorando un lato oscuro dell’essere umano, molto più che nei tuoi precedenti romanzi. Cosa ne pensi?
R: Penso tu abbia ragione. Sono sempre stata attratta dal lato più oscuro della storia, e mi piace scrivere del personaggio più complicato, quello più difficile.
D: Ed ora, so che questa è una domanda poco gentile, ma mi piacerebbe sapere se c’è, tra i tuoi romanzi, uno che ami di più, e anche uno che ti piace di meno.
R: Sono particolarmente affezionata a Le parole segrete perché è stato molto divertente scriverlo. Ma sono affezionata anche a quello che mi piace di meno; non penso che The evil seed sia particolarmente buono (avevo solo diciannove anni quando l’ho iniziato!) ma ci sono affezionata in quanto è stato il primo.
D: Se tu potessi essere un personaggio di un romanzo, chi ti piacerebbe essere?
R: Loki (un personaggio di Le parole segrete), perché riesce sempre a cadere in piedi.
D: E ora possiamo parlare un po’ del tuo ultimo libro: Le parole segrete. Cosa devono aspettarsi, i tuoi lettori italiani, da questo romanzo, il primo completamente fantasy?
R: A dire il vero c’è molto terreno familiare, in qualche modo, sebbene sia la prima volta che io provo qualcosa di così fantasy. Ma ci sono dei temi che i miei lettori possono riconoscere: la ragazza che crea problemi, non accettata dalla sua comunità, un conflitto con un grande gruppo religioso e patriarcale, un sacerdote intollerante, magia, viaggi, folklore, storie, sogni e i loro poteri.
D: Oggigiorno siamo abituati a classificare tutto. Pensi che Le parole segrete sia davvero un libro per ragazzi, o piuttosto un romanzo per tutte le età?
R: Cerco di non classificare mai, specialmente da quando, facendo questo, escludo certi lettori. Questo è un libro per tutti e ho ricevuto lettere di apprezzamento da tutti i tipi di persone, giovani e anziane.
D: Ho letto che verrai in Italia a Novembre. Sarà per promuovere Le parole segrete? Incontrerai I tuoi lettori in quell’occasione?
R: Sì, verrò per la promozione. E davvero non vedo l’ora. I lettori italiani sono sempre così accoglienti e affettuosi… mi sembra quasi di tornare a casa.
D: Quali sono i progetti per il tuo futuro? Cosa stai scrivendo?
R: Un seguito di Le parole segrete e una sorta di romanzo poliziesco, con il quale sono in lotta.
D: Durante l’ultima fiera internazionale del libro di Torino, ci sono state molte polemiche riguardanti la scelta di Israele come paese ospite. Credi che politica e libri siano due cose ben distinte? È corretto manifestare contro la fiera per questioni politiche, quando i protagonisti dell’evento sono dei libri? Qual è il confine tra cultura e politica?
R: penso che le storie, come lo sport, dovrebbero stare al di là del mondo della politica. Inoltre, i libri illuminano le persone; la messa al bando o le restrizioni rendono semplicemente peggiori le cose.
D: Sei spaventata dalla mancanze di ispirazione?
R: Sempre.
D: In tutti i tuoi libri, eccetto Le parole segrete (Runemarks), usi la prima persona. Perché?
R: Perché mi piace cercare di entrare nella mente dei miei protagonisti, per elaborare il perché queste persone fanno ciò che fanno. È più facile fare questo con lo prima persona.
D: In Le scarpe rosse dici che si possono imparare molte cose riguardo una persona anche solo guardando le scarpe che questa indossa. Che tipo di scarpe porti?
R: Per lo più Converse o stivali.
D: Noi tutti conosciamo l’importanza del cibo nei tuoi libri, ma che tipo di cuoca sei tu?
R: Una cuoca di corsa! Tendo a fare cose che sono semplici e veloci.
D: Nei tuoi ultimi lavori, La scuola dei desideri e Le scarpe rosse, ho come l’impressione che tu stia esplorando un lato oscuro dell’essere umano, molto più che nei tuoi precedenti romanzi. Cosa ne pensi?
R: Penso tu abbia ragione. Sono sempre stata attratta dal lato più oscuro della storia, e mi piace scrivere del personaggio più complicato, quello più difficile.
D: Ed ora, so che questa è una domanda poco gentile, ma mi piacerebbe sapere se c’è, tra i tuoi romanzi, uno che ami di più, e anche uno che ti piace di meno.
R: Sono particolarmente affezionata a Le parole segrete perché è stato molto divertente scriverlo. Ma sono affezionata anche a quello che mi piace di meno; non penso che The evil seed sia particolarmente buono (avevo solo diciannove anni quando l’ho iniziato!) ma ci sono affezionata in quanto è stato il primo.
D: Se tu potessi essere un personaggio di un romanzo, chi ti piacerebbe essere?
R: Loki (un personaggio di Le parole segrete), perché riesce sempre a cadere in piedi.
D: E ora possiamo parlare un po’ del tuo ultimo libro: Le parole segrete. Cosa devono aspettarsi, i tuoi lettori italiani, da questo romanzo, il primo completamente fantasy?
R: A dire il vero c’è molto terreno familiare, in qualche modo, sebbene sia la prima volta che io provo qualcosa di così fantasy. Ma ci sono dei temi che i miei lettori possono riconoscere: la ragazza che crea problemi, non accettata dalla sua comunità, un conflitto con un grande gruppo religioso e patriarcale, un sacerdote intollerante, magia, viaggi, folklore, storie, sogni e i loro poteri.
D: Oggigiorno siamo abituati a classificare tutto. Pensi che Le parole segrete sia davvero un libro per ragazzi, o piuttosto un romanzo per tutte le età?
R: Cerco di non classificare mai, specialmente da quando, facendo questo, escludo certi lettori. Questo è un libro per tutti e ho ricevuto lettere di apprezzamento da tutti i tipi di persone, giovani e anziane.
D: Ho letto che verrai in Italia a Novembre. Sarà per promuovere Le parole segrete? Incontrerai I tuoi lettori in quell’occasione?
R: Sì, verrò per la promozione. E davvero non vedo l’ora. I lettori italiani sono sempre così accoglienti e affettuosi… mi sembra quasi di tornare a casa.
D: Quali sono i progetti per il tuo futuro? Cosa stai scrivendo?
R: Un seguito di Le parole segrete e una sorta di romanzo poliziesco, con il quale sono in lotta.
D: Durante l’ultima fiera internazionale del libro di Torino, ci sono state molte polemiche riguardanti la scelta di Israele come paese ospite. Credi che politica e libri siano due cose ben distinte? È corretto manifestare contro la fiera per questioni politiche, quando i protagonisti dell’evento sono dei libri? Qual è il confine tra cultura e politica?
R: penso che le storie, come lo sport, dovrebbero stare al di là del mondo della politica. Inoltre, i libri illuminano le persone; la messa al bando o le restrizioni rendono semplicemente peggiori le cose.
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